Il Coronavirus potrebbe essere rimasto inattivo per anni

Da quando è scoppiata la pandemia da Coronavirus si sono vagliate molte ipotesi, sono state dette molte cose e fatte tante ipotesi, ora si pensa che il virus sia rimasto inattivo per molti anni.

Sono molte le contraddizioni inerenti a questo virus, era stato detto che forse il virus era uscito per errore dal laboratorio di Wuhan, oppure è stato portato da un pipistrello, di fatto in poco tempo il Coronavirus ha fatto il giro del mondo ed è arrivato anche in luoghi remoti, dove non poteva avvenire il contagio uomo a uomo.

Per questo fatto alcuni scienziati hanno sviluppato un’ipotesi nuova ed inaspettata, il COVID- 19 potrebbe essere rimasto inattivo per molti anni.

L’università di Oxford oltre che avvalorare questa ipotesi, sostiene che la trasmissione per via aerea non sarebbe la strada giusta da seguire.

Dagli studi effettuati ad Oxford è stata sviluppata la tesi che il virus sia rimasto inattivo per anni in quasi tutte le parti del mondo, poi grazie a delle situazioni esterne e ambientali si è riattivato.

Tom Jefferson del Dipartimento di Scienze della salute delle cure primarie di Nuffield ad Oxford, sostiene che ci sono sempre più prove che affermano che il virus fosse già presente, se questa teoria fosse confermata tutto ciò che è stato detto e fatto negli ultimi mesi crollerebbe in un secondo.

Questa tesi trova dei riscontri reali di giorno in giorno, ad esempio pochi giorni fa tramite degli esami hanno scoperto che il Coronavirus era presente nei campioni delle acque nel marzo 2019, alcuni mesi antecedenti alla comparsa del virus a Wuhan, ma non è tutto perché anche in Italia sono stati rilevati gli stessi campioni di acque con il Coronavirus già presente, si parla di dicembre 2019, periodo sempre antecedente alla comparsa della pandemia.

Tom Jefferson ha sempre sostenuto che i virus rimangono inattivi finché non trovano le situazioni favorevoli per il loro sviluppo, questo vuol dire che come si è acceso, il virus si può spegnersi in un momento, scenario altamente confortante.

Sono molti gli scienziati nel mondo che stanno portando avanti questa ipotesi, sostenendola con le rispettive ricerche, focalizzandosi su ricerche basate su l’ecologia del virus, ovvero capire la sua origine e come sia mutato, la reale paura è che potremo trovarci di fronte ad un virus che ha sonnecchiato per molti anni.

Questa tesi è sempre più avvalorata anche dal fatto che i cambiamenti climatici negli ultimi anni sono stati molto prepotenti, un’altra emergenza che purtroppo oramai è irrefrenabile è lo scioglimento dei ghiacciai.

La tesi che il COVID-19 non arrivi dal mercato del pesce di Wahan ma dallo scioglimento dei ghiacciai e sempre più marcata.

Con il crescente aumento delle temperature il microorganismi intrappolati nel ghiaccio si sono scongelati e riattivati.

Tornando al Coronavirus, il luminare della Newcastle University ha ricordato che a inizio febbraio si è presentato un caso di COVID-19 nelle isole Falkland, ma senza che ci fossero stati dei contagi uomo a uomo, e cosi via dicendo, sono troppi i casi di questo genere, per non far pensare che questa ipotesi possa essere fondata.

Come si accende un virus

Abbiamo visto come si stia facendo largo un’altra ipotesi, che potrebbe mettere in discussione le fragili certezze che abbiamo acquistato in questi mesi.

Gli esperti dicono che i virus non vanno e non vengono da nessuna parte, ma sono sempre li, dormienti finché non succede un evento scatenante che li accende. Si sta cercando di capire se il virus possa essere diffuso anche tramite la rete fognaria oppure i servizi igienici pubblici, e non solo dalle goccioline di salive.

Questi scienziati mettono in dubbio che la sola fonte di trasmissione del COVID-19 siano le vie aeree.

Il COVID-19 e il vaccino

Sono più di 120 i vaccini che le migliori case farmaceutiche al mondo stanno cercando di sviluppare, ma ancora non si hanno delle certezze né su quando ne sul come.

Si pensa che il vaccino sia pronto per la fine dell’anno, ma alcune case farmaceutiche annunciano la realizzazione del vaccino per la fine dell’estate.

La nostra Nazione ha un ruolo fondamentale nella corsa alla realizzazione del vaccino. La Casa farmaceutica Reithera è una di queste, la quale in questo mese somministrerà 50 dosi del vaccino a dei volontari sani.

La Reihtera ha utilizzato la stessa tecnologia utilizzata contro l’Ebola, l’azienda farmaceutica di Castel Romano ha i riflettori puntati h24.

Gli studi che sono stati eseguiti hanno dato grandi speranze, e hanno dimostrato come vi sia la capacità di sviluppare una risposta immunitaria.

Oltra alla Reithara sono molte le aziende che stanno lavorando a questo vaccino, alcuni esperti non sono d’accordo, ma pensano che sia più utile trovare una cura efficace.